Film e malattie mentali: un rapporto controverso

Backstage Fine con Ciak

Sin dalle sue origini, il cinema ha mostrato un fascino indiscutibile nei confronti della malattia mentale. Grazie alla loro forza rappresentativa, i film possono aprire degli squarci sui mondi più distanti dalla nostra tranquilla e sana quotidianità. Avventurandosi fin dove la mente umana si rivela in tutta la sua fragilità.

Film e malattie mentali: tra stereotipi e paure

Se alcuni film contribuiscono a generare consapevolezza su schizofrenia, ansia, disturbo bipolare (solo per citare le patologie più note), tanti altri, tuttavia, li sfruttano al solo scopo di intrattenere o sbalordire lo spettatore.

Il secondo caso riguarda una larga fetta di film mainstream, che ci propinano da anni sempre gli stessi stereotipi per rappresentare diversi tipi di infermità mentale: lo scienziato pazzo, la paziente psichiatrica seduttrice, l’autistico geniale, ma soprattutto l’assassino psicopatico.

Queste generalizzazioni si rivelano nocive per due motivi:

1) contribuiscono alla disinformazione del pubblico, dando adito ad una serie di miti popolari sulle malattie mentali parecchio difficili da sfatare;

2) di conseguenza, rafforzano lo stigma verso le persone che ne sono affette, rendendone difficile l’integrazione con il resto della società.

In ambito cinematografico, i maggiori responsabili della stigmatizzazione sono i film thriller e horror, in cui la malattia mentale viene spesso rappresentata come causa originaria di una violenza ingestibile e pericolosa per l’intera società.

Dal momento che il cinema ha una grandissima influenza sulle masse, queste rappresentazioni hanno ripercussioni negative sull’atteggiamento dei presunti “normali” verso i “folli” anche al di là dello schermo. Sospetto, diffidenza, paura sono solo alcune delle emozioni negative che emergono comunemente dal confronto con la malattia mentale.

E dunque, quale può essere il risultato di quest’accozzaglia di miti e stereotipi? Un circolo vizioso che porta le persone affette da questi disturbi a vergognarsene (quasi fossero una colpa) e a nasconderli per timore di essere ritenuti pericolosi.

Eppure la realtà, ci dicono i dati, è tutt’altra. Il Dipartimento della salute e dei servizi umani degli Stati Uniti riferisce infatti che solo il 3%-5% dei crimini violenti possono essere attribuiti a individui affetti da malattie mentali. Anzi, le persone affette da questi disturbi hanno una probabilità di diventare vittime di atti violenti dieci volte maggiore rispetto al resto della popolazione. Insomma, siamo ben lontani dall’immagine dei folli carnefici che tante pellicole continuano a propinarci pur di tenerci incollati agli schermi.

Sebbene il rischio del sensazionalismo sia sempre dietro l’angolo, va detto che non tutte le rappresentazioni della malattia mentale nei film risultano fuorvianti o negative. Alcune spiccano anzi per un alto livello di accuratezza che consente allo spettatore di immergersi in scenari autentici e intensi.

Sono numerosi gli autori che hanno saputo affrontare questo tema delicato con grande onestà intellettuale e rispetto, ricorrendo finanche alla consulenza di psichiatri e psicologi per delineare personaggi e situazioni il più possibile aderenti alla realtà.

3 cortometraggi per esplorare 3 diverse malattie mentali

Per l’occasione, abbiamo pensato non di proporvi la solita lista di film famosi sulle malattie mentali, ma di presentarvi 3 cortometraggi illuminanti sull’argomento che forse non conoscerete ma che meritano tutta la vostra attenzione!

Forget me not

Anni ’70.
Le piccole Sapphire e Zoe sembrano due bambine come tante altre: vanno a scuola, prendono lezioni di danza, giocano insieme. Ma, a differenza delle loro coetanee, devono convivere giorno dopo giorno con il disturbo bipolare della madre.

forget me not-cortometraggio disturbo bipolare

Questo piccolo grande film indipendente mostra come la malattia mentale condizioni l’esistenza non solo di chi ne è affetto, ma anche dei suoi cari. Nel caso specifico, due bambine costrette a crescere precocemente per prendersi cura della madre, in uno struggente ribaltamento di ruoli.

Nonostante la tematica dolorosa, Forget Me Not riesce tuttavia a regalarci momenti di inaspettata leggerezza e serenità, ritraendo le attività quotidiane di una famiglia che, pur nella sua fragilità, resta unita da un profondo amore.

Fine

Una ragazza vive la propria esistenza accompagnata da un mostro interiore, una malattia mentale antropomorfizzata in un ragazzo silenzioso, vestito di nero e con un ghigno inquietante.

Grazie ad alcuni flashback viene mostrata l’infanzia della ragazza, colma di ansia, disturbi e paura per la presenza di un padre violento.

La ragazza tenta di sopravvivere alla prepotenza della malattia e al suo malessere psicologico rifugiandosi nell’autolesionismo, nell’abuso di psicofarmaci e di alcool, ma non tutto è quel che sembra e la linearità del racconto diviene illusione di linearità mentale.

Locandina del cortometraggio Fine

Una narrazione che si diverte a confondere le acque ad ogni fotogramma, proponendo una storia in parte inafferrabile e in cui le certezze dello spettatore si sgretolano ad ogni fotogramma.

E ciò avviene perché, in un certo senso, il disturbo mentale da cui è affetta la ragazza protagonista si riflette sulla struttura stessa della narrazione.

Realtà e desiderio si mescolano senza soluzione di continuità… E i mostri interiori diventano uomini in carne ed ossa che si aggirano indisturbati tra presente e passato…

Quante anime può sopportare un corpo?

Fine come termine o fine (eng) come stare bene?

The hoarder

Un film tanto breve quanto intenso su una delle malattie mentali più diffuse negli Stati Uniti: il disturbo da accumulo o accaparramento compulsivo.

L’esistenza dell’anziana protagonista Nancy è pervasa dalla solitudine… A tenerle compagnia ritroviamo soltanto il ciarpame e l’immondizia che occupano il suo intero spazio vitale. E la foto del padre, probabilmente morto in guerra ma invocato dalla figlia come fosse ancora in vita.

The Hoarder è un cortometraggio che non racconta una vera e propria storia, limitandosi a regalarci l’istantanea di una vita in frantumi. Senza esprimere giudizi o offrire facili soluzioni, ma semplicemente ritraendo la realtà della malattia così com’è.

Speriamo che l’articolo vi sia piaciuto e che vi abbia dato una prospettiva diversa sul rapporto tra cinema e malattia mentale. Se conoscete altri cortometraggi meritevoli sul tema, lasciateci i link nei commenti.

A presto!

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